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Bahrein: confermata condanna a morte contro due attivisti politici

0:39 - July 15, 2020
Notizie ID: 3485251
Tehran-Iqna- Un tribunale del Bahrein ha confermato la condanna a morte di due attivisti politici dell'opposizione, accusati di aver attaccato un'auto della polizia

Un tribunale del Bahrein ha confermato la condanna a morte di due attivisti politici dell'opposizione.

Secondo la Reuters, Mohammad Ramadhan e Husein Moosa sono stati accusati di aver attaccato nel 2014 un mezzo della polizia, provocando la morte di un ufficiale.

Molti osservatori, in particolare i gruppi per la difesa dei diritti umani, hanno però messo in dubbio la veridicità delle accuse, denunciando il fatto che i due attivisti sarebbero stati sottoposti a tortura e costretti in questo modo a confessare e ad accettare l'accusa.

Il processo contro i due attivisti in questione ha suscitato forti proteste a livello internazionale, dovute agli standard inadeguati del sistema giudiziario del paese.

In particolare ad essere sotto accusa è la decisione del regime di estendere la giurisdizione dei tribunali militari anche ai civili.

Il 5 marzo 2017 infatti, il parlamento del regime ha approvato un emendamento costituzionale in base alla quale i tribunali militari assumono la facoltà di sottoporre a processo anche comuni cittadini. Il re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa, ha ratificato l'emendamento il 3 aprile 2017.

La decisione è stata definita dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani come equivalente all'imposizione di una legge marziale non dichiarata in tutto il paese.

Non è la prima volta che attivisti dell'opposizione vengono condannati a morte nel paese. Condanne di questo tipo sono aumentate in particolare dal 2011, l'anno in cui ebbe inizio una nuova ondata di proteste anti regime.

Il Bahrein è stato infatti scosso da vaste proteste anti-regime negli ultimi nove anni. Il movimento di protesta ha avuto inizio con grandi manifestazioni nel febbraio del 2011 sull'onda delle cosiddette primavere arabe.


I manifestanti chiedono che il regime rinunci al potere assoluto e consenta la creazione di un sistema equo che rappresenti tutti i cittadini.

Le autorità hanno fatto di tutto per reprimere ogni segno di dissenso. Il 14 marzo 2011 truppe provenienti dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti sono state dispiegate per assistere il regime nel suo giro di vite.

Da allora decine di persone hanno perso la vita e altre migliaia sono state ferite o arrestate a seguito della violenta repressione messa in atto dal regime monarchico degli al Khalifa.

 

 

 

 

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